In Italia, il divario retributivo di genere non rettificato è uno dei più bassi in Europa, pari al 5,6%, rispetto alla media europea del 12,7%.
In realtà, questo indicatore calcola solo la differenza media nei salari, senza considerare fattori come il tipo di lavoro, le ore lavorate, il livello di istruzione o l’esperienza. Infatti, questo dato apparentemente positivo non riflette la realtà complessa e nascosta dietro le statistiche. È influenzato dalla bassa occupazione femminile: solo il 56,6% delle donne tra i 20 e i 64 anni lavora, rispetto al 76% degli uomini, creando un divario occupazionale di ben 19,5 punti percentuali. Un divario quasi doppio rispetto alla media europea.
La disparità di genere si amplifica tra i laureati, soprattutto nel settore privato e in professioni con scarsa rappresentanza femminile. Ad esempio, le donne laureate percepiscono in media 20,3 euro l'ora contro i 24,3 euro degli uomini. Nel settore pubblico, il divario di genere è inferiore al 5,2% rispetto al 15,9% del settore privato; tuttavia, emergono comunque discrepanze significative. In particolare, tra le donne laureate, la retribuzione media nel settore pubblico raggiunge 23 euro l'ora, ben 6,9 euro in più rispetto al privato.
La differenza salariale tra settore pubblico e privato deriva da fattori come i contratti nazionali collettivi, che garantiscono stabilità e soglie minime più alte, e la progressione automatica basata sull'anzianità, che valorizza esperienza e permanenza. Inoltre, la minore discrezionalità nelle negoziazioni nel pubblico assicura una maggiore equità retributiva, sebbene meno flessibilità. Infine, posizioni con qualifiche elevate nel pubblico contribuiscono ulteriormente alla disparità con il privato. Questi aspetti non solo aiutano a comprendere perché le retribuzioni nel pubblico siano mediamente più alte, ma offrono anche uno spunto di riflessione sulle dinamiche del settore privato, dove fattori come negoziazioni individuali e performance aziendali generano una maggiore variabilità salariale, spesso a sfavore delle donne.
Questi numeri, però, non raccontano tutto. In realtà, molte donne lavorano in settori meno retribuiti e in ruoli meno prestigiosi, spesso in part-time per conciliare lavoro e vita familiare. La rappresentanza limitata nei ruoli di leadership aggrava ulteriormente questa situazione.
Ma, oltre a riflettere sui numeri, è importante analizzare le barriere culturali e strutturali che influenzano le opportunità delle donne. La Giornata Internazionale della Donna, celebrata l’8 marzo, riconosce i progressi nella parità di genere, tra cui un maggiore accesso all'istruzione, un incremento della partecipazione femminile alla forza lavoro e l'espansione dei diritti civili, come la parità salariale e la protezione contro la violenza di genere, ma è anche un invito a proseguire nella lotta contro le disuguaglianze per rafforzare l’impegno verso una parità di genere autentica.
Barriere culturali e strutturali: il soffitto di cristallo Le barriere che limitano la crescita professionale delle donne sono di due tipi: culturali e strutturali. Culturalmente, i ruoli di genere tradizionali continuano a pesare, spingendo molte donne verso lavori meno retribuiti o contratti part-time per gestire impegni familiari.
Gli stereotipi di genere e i pregiudizi inconsci rappresentano due ostacoli importanti che limitano la crescita professionale delle donne. Gli stereotipi sono radicati nella società e attribuiscono caratteristiche e ruoli specifici a uomini e donne, basandosi solo sul genere. Ad esempio, c'è una diffusa convinzione che le donne siano più adatte ai ruoli di cura, come l'insegnamento o l'assistenza, professioni che sono spesso meno retribuite rispetto ad altri settori. Al contrario, campi come la scienza, la tecnologia, l'ingegneria e la matematica sono considerati “maschili”, scoraggiando molte donne dal perseguire carriere in queste aree., anche se negli ultimi anni si è registrato un aumento significativo delle iscrizioni femminili nelle università per queste facoltà scientifiche. Questi stereotipi influenzano non solo le scelte educative e lavorative, ma anche la percezione generale delle capacità delle donne, sia da parte della società sia da parte di sé stesse.
I pregiudizi inconsci, invece, agiscono in modo più sottile e spesso involontario, ma sono altrettanto dannosi. I bias inconsapevoli contribuiscono a comportamenti discriminatori verso le donne, ad esempio nei processi di assunzione o promozione, dove un uomo può essere percepito come più competente senza basi reali. Allo stesso modo, caratteristiche come ambizione o determinazione in una donna possono essere viste negativamente, mentre negli uomini vengono apprezzate. Queste dinamiche si intrecciano, creando un ambiente lavorativo dove le donne devono spesso lavorare più duramente per ottenere il riconoscimento e le opportunità che meriterebbero. Contrastare stereotipi e pregiudizi richiede uno sforzo collettivo attraverso educazione, consapevolezza e politiche che favoriscano l’equità, permettendo a ogni individuo di essere giudicato per il proprio valore, senza influenze culturali o inconsce. Questi ostacoli, infatti, non sono solo una questione di giustizia sociale, ma anche una perdita per il progresso e l’innovazione, che si basano sul talento e sulla diversità.
Dal punto di vista strutturale, il “soffitto di cristallo” rappresenta quegli ostacoli invisibili ma tangibili che frenano l’ascesa delle donne nei ruoli di vertice. Mancano politiche aziendali inclusive, come congedi parentali equamente distribuiti o strumenti per bilanciare lavoro e vita privata. Inoltre, l’accesso limitato alle reti professionali più influenti riduce le possibilità delle donne di ottenere opportunità migliori e avanzamenti di carriera.
Le donne e il web: un’opportunità trasformativa Con l’avvento del digitale, le donne stanno ridefinendo i confini del successo. Sempre più figure femminili creano carriere autonome come imprenditrici, blogger, influencer e creatrici di contenuti. Il web offre loro non solo visibilità globale, ma anche la possibilità di costruire comunità e condividere messaggi potenti. Attraverso i social media e le piattaforme digitali, molte di loro promuovono temi come la parità di genere, la sostenibilità e l’empowerment, contribuendo a trasformare gli spazi online in luoghi di cambiamento sociale. Queste donne non solo sfidano i tradizionali ruoli di genere, ma ispirano nuove generazioni. Il loro impatto è profondo: educano su questioni importanti, contribuiscono all’economia digitale creando opportunità di lavoro e innovano con soluzioni tecnologiche utili. Tuttavia, il percorso non è privo di sfide. Critiche, stereotipi e difficoltà nel monetizzare stabilmente il loro lavoro digitale rappresentano ostacoli concreti. Nonostante ciò, il loro impegno è la dimostrazione di come il web possa essere una piattaforma per superare le barriere e costruire un futuro più equo e inclusivo.
Un impegno continuo per il cambiamento Un impegno continuo per il cambiamento è essenziale per affrontare le sfide del divario retributivo di genere e per valorizzare pienamente il potenziale delle donne. Che si tratti di analizzare i dati, superare barriere culturali o celebrare i traguardi raggiunti in ambiti diversi, ogni passo avanti contribuisce a costruire una società più equa e inclusiva. Per ridurre il divario retributivo, è necessario adottare un approccio integrato che includa l’educazione, politiche inclusive e percorsi di crescita professionale mirati. Non si tratta solo di sostenere le donne nei settori della tecnologia e della leadership, ma anche di promuoverne la presenza in tutti gli ambiti: dall’artigianato all’industria, dal commercio ai servizi. Garantire pari opportunità non è solo una questione di giustizia, ma rappresenta un impulso vitale per l’innovazione e il progresso sociale in ogni settore della nostra economia.