Per un'agricoltura efficiente e resiliente al cambiamento climatico.         Antonio e Chiara Dammacco         Parte prima


 In Sicilia, i campi agricoli stanno subendo una trasformazione a causa del cambiamento climatico. Le temperature in aumento e le precipitazioni imprevedibili stanno portando gli agricoltori a sostituire le colture tradizionali con frutti esotici come mango, avocado e persino banane e papaia. Tutto ciò avviene in un contesto in cui le condizioni climatiche estreme hanno causato un calo nella produzione di olio d’oliva e danni alle uve da vino. L’innalzamento delle temperature e gli eventi metereologici estremi sono i due fenomeni della stessa medaglia da prevenire. 

Una delle principali cause del danno ambientale, compreso il cambiamento climatico, è l’attuale sistema di produzione alimentare. L’agricoltura contribuisce al 30% delle emissioni di gas serra e al 70% dello sfruttamento delle risorse idriche. La Rivoluzione Verde del secolo scorso, infatti, ha portato a una dipendenza dai fertilizzanti chimici e a un uso inefficiente delle risorse idriche. 

Dobbiamo, quindi, adottare pratiche più sostenibili per ridurre l’impatto ambientale. L’adattamento al cambiamento climatico richiederà modifiche alle abitudini alimentari e alle pratiche produttive e potremmo essere portati a utilizzare cibi diversi e a sperimentare nuove tecniche culinarie. Questa nuova direzione sta aprendo nuove opportunità per l’agricoltura italiana. 

Una strategia importante al fine di migliorare la resilienza della produzione agroalimentare risiede nell’adozione di varietà maggiormente capaci di resistere agli effetti del cambiamento climatico. Queste possono essere varietà che già esistono, ma che sono attualmente coltivate in altre aree geografiche o solo in proporzione minoritaria, oppure nuove varietà sviluppate attraverso un processo scientifico di studio e selezione di tratti genetici particolarmente desiderabili. 

A Catania, il progetto Mixwheat sta valutando oltre 2.000 varietà di grano per verificarne la resilienza ai cambiamenti climatici. Queste colture sperimentali sono testate per adattarsi a temperature estreme, siccità e terreni poveri. 


L’adozione di nuove tecnologie, come l’agricoltura di precisione, che utilizza Internet of Things (IoT) e Big Data Analytics per ottimizzare l’irrigazione, prevenire patologie, identificare infestanti e migliorare la resa delle coltivazioni, può contribuire a un’agricoltura più sostenibile ottimizzando l’uso delle risorse attraverso la raccolta e l’elaborazione dei dati. 

Il programma Drought Tolerant Maize for Africa, coordinato dal Centro Internazionale per il Miglioramento del Mais e del Grano (CYYMT) e dall’Istituto Internazionale per l’Agricoltura Tropicale CIAT), ha permesso di sviluppare e distribuire più di cento varietà di mais particolarmente resistenti alla siccità. Il progetto coinvolge agricoltori, istituti di ricerca, specialisti dell’estensione, produttori di semi, organizzazioni comunitarie di agricoltori e organizzazioni non governative. 

Tra il 2007 e il 2012, sono stati sviluppati e resi disponibili 60 ibridi di mais tolleranti alla siccità e 57 varietà apomittenti per i piccoli agricoltori.  

Varietà e ibridi di mais tolleranti alla siccità.

Si tratta di piante che possono riprodursi senza fecondazione, producendo semi senza la fusione di gameti maschili e femminili. Le varietà apomittenti sono vantaggiose per l’agricoltura perché mantengono costante la loro genetica senza l’impollinazione. Oltre alla tolleranza alla siccità, queste nuove varietà e ibridi presentano anche resistenza alle principali malattie. Il coinvolgimento dei funzionari governativi accelera le autorizzazioni varietali e promuove mercati competitivi di semi. 

Gli agricoltori della regione beneficiano già di questi risultati, con un valore aggiunto di granaglie compreso tra 160 e 200 milioni di dollari all’anno nelle aree colpite dalla siccità. Queste varietà potrebbero rivelarsi fondamentali per preservare la sicurezza alimentare nella regione sub-sahariana dove il mais rappresenta, infatti, un elemento cruciale nella dieta, ma la sua produzione è gravemente minacciata da un clima sempre più caldo e arido. 

In sintesi, le varietà apomittenti offrono praticità, stabilità genetica e risparmio di risorse, rendendole una scelta interessante per i piccoli agricoltori. 

Il cambiamento climatico potrebbe, inoltre, rendere alcune aree attualmente coltivate non più adatte all’agricoltura. In questo caso, la migliore strategia di adattamento potrebbe risiedere nella transizione a nuove attività economiche, nel settore alimentare o in altri settori. 

Ad esempio, come riportato dal World Resources Institute, le aree agricole del Bangladesh e del Vietnam maggiormente colpite dell’innalzamento del livello del mare potrebbero beneficiare dalla transizione dal settore agricolo a quello dell’acquacoltura, con l’avvio di attività come l’allevamento dei gamberi a sostituzione della coltivazione del riso. In Vietnam si convertono le risaie in allevamenti di gamberetti. 

In Vietnam si convertono le risaie in allevamenti di gamberetti.

Questo approccio, noto come “agricoltura intelligente dal punto di vista climatico(Climate Smart Agriculture o CSA), tiene conto degli effetti del cambiamento climatico e mira a garantire la sicurezza alimentare, l’adattamento e la mitigazione delle emissioni di gas serra. 

Il cambiamento climatico sta ridefinendo, inoltre, la geografia delle regioni vinicole, con alcune perdite e nuove opportunità. È importante monitorare queste tendenze per adattare l’industria vinicola alle sfide future. I produttori di vino stanno affrontando sfide significative a causa del cambiamento climatico. 

Ad esempio, in Italia, le condizioni di siccità cronica hanno costretto i produttori di vini pregiati a creare nuove varietà di uva e a gestire le viti per far fronte alla diminuzione delle precipitazioni ogni anno. Nel 2023, la produzione globale di vino è scesa al livello più basso degli ultimi 62 anni, con riduzioni significative in Cile e Australia a causa di siccità e incendi. 

La geografia dei vigneti sta subendo cambiamenti significativi a causa del cambiamento climatico. Un recente studio ha analizzato le tendenze attuali e in via di sviluppo nelle regioni vinicole di tutto il mondo per adattare la produzione di vino alle nuove condizioni climatiche. 

Ecco alcuni punti chiave: L’aumento delle temperature accelera lo sviluppo delle viti e la maturazione precoce dell’uva durante i periodi più caldi dell’estate. La vendemmia in molti vigneti inizia ora due o tre settimane prima rispetto a 40 anni fa, con conseguenze sulla composizione dell’uva e sugli stili dei vini. Se il riscaldamento globale supererà i +2°C, circa il 90% delle regioni vinicole tradizionali situate nelle zone costiere e a bassa altitudine del sud dell’Europa e della California potrebbe non essere più in grado di produrre vino di alta qualità in condizioni economicamente sostenibili entro la fine del secolo. Questo è dovuto ai rischi di siccità e ondate di calore sempre più frequenti. 

Alcune aree potrebbero, invece, beneficiare del cambiamento climatico.   

       Vigneti nella Columbia Britannica in Canada.

Le temperature in aumento e le variazioni nei modelli di precipitazioni stanno rendendo alcune regioni tradizionalmente vinicole meno adatte alla coltivazione della vite, mentre altre aree, precedentemente troppo fredde, stanno diventando più favorevoli. 

Negli ultimi anni, la Danimarca ha visto un aumento delle temperature medie, che ha reso possibile la coltivazione di varietà di uva che richiedono climi più caldi. I viticoltori danesi stanno sperimentando con varietà come il Pinot Noir e lo Chardonnay, che stanno dando risultati promettenti. 

     Nuovi vigneti in Danimarca.

Anche la Svezia sta beneficiando del riscaldamento globale. Le regioni meridionali del paese, in particolare la Scania, stanno vedendo un aumento delle piantagioni di vigneti. Le varietà di uva a maturazione precoce, che permettono una vendemmia anticipata in grado di evitare i rischi delle prime gelate autunnali, che sono molto resistenti alle malattie fungine, come la peronospora e l’oidio, riducendo la necessità di trattamenti chimici, e che producono il vino Solaris, stanno diventando sempre più comuni.  

Sebbene la viticoltura in Norvegia sia ancora in una fase iniziale, ci sono segnali di crescita. Le regioni costiere del sud, con il loro clima temperato, stanno iniziando a vedere i primi vigneti commerciali. 

La viticoltura britannica sta vivendo un vero e proprio boom, con un aumento significativo della produzione di vini spumanti di alta qualità, grazie alle condizioni climatiche più calde. Le temperature più elevate stanno estendendo la stagione di crescita, permettendo alle uve di maturare completamente e sviluppare sapori più complessi. Il potenziale di crescita potrebbe aumentare anche in regioni come il nord della Francia e la Columbia Britannica (Canada). 

In sintesi, il cambiamento climatico sta aprendo nuove opportunità per la viticoltura nei paesi nordici, trasformando regioni un tempo inadatte in nuovi centri di produzione vinicola. Tuttavia, ci sono anche sfide, come l’aumento delle malattie della vite e la necessità di adattare le pratiche agricole per gestire le nuove condizioni climatiche. 

Affrontare queste sfide richiede un approccio integrato e innovativo, ma con le giuste strategie (investire nella ricerca per sviluppare nuove varietà di uva e tecniche di coltivazione più resilienti; utilizzare tecnologie come i sensori di umidità del suolo e i droni per monitorare e gestire i vigneti in modo più efficiente; collaborazione con scienziati, agronomi e altre aziende vinicole), l’industria vinicola può continuare a prosperare anche in un clima in cambiamento.